martedì 29 maggio 2018

Intervista al professor Masera sulla RESILIENZA


Abbiamo chiesto al professor Giuseppe Masera, già direttore della Clinica Pediatrica dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, presso l'Ospedale San Gerardo di Monza,  di spiegarci che cos'è la resilienza...
Carissimi, ho piacere di rispondere alle vostre interessanti domande relative alla parola "resilienza", che negli ultimi anni è stata molto utilizzata in vari contesti.
1) Che cos'è la resilienza?
Il termine Resilienza origina dalla fisica e rappresenta la capacità di un corpo metallico, se investito da un altro corpo metallico, di attutire il colpo mediante deformazione elastica la quale assorbe energia che poi restituisce quando riacquista  la propria struttura originaria.
Negli ultimi venti anni La Psicologia Positiva ha fatto suo questo   concetto a partire dalla constatazione che la maggior parte degli individui quando sono esposti a situazioni di grave disagio (crisi, eventi negativi tra questi la malattia) scoprono proprie risorse positive e ottengono buoni risultati nella vita. Non va confusa la parola resilienza con resistenza, cioè con la capacità di resistere ad un trauma 
2) la Resilienza è una capacità che si possiede per natura oppure si può acquistare?
3) Quali sono i fattori che rafforzano la resilienza?
Per natura tutti hanno la possibilità di affrontare una esperienza traumatica(es. Malattia) passando da un prima fase di fatica, di dolore, di sofferenza per scoprire, a distanza variabile di tempo,  risorse  prima latenti. Se ci riferiamo alla  esperienza con la leucemia, vanno distinte due fasi: la prima comprende la diagnosi e la terapia che per lo più ha la durata di due anni. I primi 2-3 mesi sono piuttosto duri: in questo periodo si pongono le basi per il percorso di resilienza che inizierà nei mesi successivi e si completerà in un tempo più lungo, di anni. Una ragazza che ha seguito il vostro percorso ha scritto: "Dopo la tempesta spunta sempre il sole. Anzi c'è sempre dietro i nuvoloni" (Anna Luana)
A distanza di vari anni dalla diagnosi, molti ricercatori e noi stessi a Monza  abbiamo evidenziato che la maggior parte dei ragazzi guariti ha "una marcia in più", sono più maturi, hanno una forte motivazione nell'affrontare la vita. Ogni persona, ogni bambina-o ha un patrimonio di doti personali che possono trasformarsi in resilienza, tanto più se concorrono fattori ambientali favorevoli. Tra questi molto importanti sono la vicinanza ed il sostegno della famiglia, degli amici e dei compagni di scuola se ben preparati ad una visione positiva. Fondamentale è un atteggiamento ragionevolmente positivo di tutti gli operatori sanitari: medici, infermiere, esperti dell'area psicosociale, volontari, etc. La comunicazione aperta,  sincera e calibrata sulle capacità di ascolto del singolo bambino è fondamentale al fine di consentire la comprensione delle varie problematiche,  aiutando ciascuno a dare un senso alla propria esperienza
Giuseppe Masera

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