Abbiamo chiesto al professor Giuseppe Masera, già direttore della Clinica Pediatrica dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, presso l'Ospedale San Gerardo di Monza, di spiegarci che cos'è la resilienza...
Carissimi,
ho piacere di rispondere alle vostre interessanti domande relative alla parola
"resilienza", che negli ultimi anni è stata molto utilizzata in vari
contesti.
1) Che cos'è
la resilienza?
Il termine
Resilienza origina dalla fisica e rappresenta la capacità di un corpo metallico,
se investito da un altro corpo metallico, di attutire il colpo mediante
deformazione elastica la quale assorbe energia che poi restituisce quando
riacquista la propria struttura originaria.
Negli ultimi
venti anni La Psicologia Positiva ha fatto suo questo concetto a
partire dalla constatazione che la maggior parte degli individui quando sono
esposti a situazioni di grave disagio (crisi, eventi negativi tra questi la
malattia) scoprono proprie risorse positive e ottengono buoni risultati nella
vita. Non va confusa la parola resilienza con resistenza, cioè con la capacità
di resistere ad un trauma
2) la
Resilienza è una capacità che si possiede per natura oppure si può acquistare?
3) Quali
sono i fattori che rafforzano la resilienza?
Per natura
tutti hanno la possibilità di affrontare una esperienza traumatica(es.
Malattia) passando da un prima fase di fatica, di dolore, di sofferenza per
scoprire, a distanza variabile di tempo, risorse prima latenti. Se
ci riferiamo alla esperienza con la leucemia, vanno distinte due fasi: la
prima comprende la diagnosi e la terapia che per lo più ha la durata di due
anni. I primi 2-3 mesi sono piuttosto duri: in questo periodo si pongono le
basi per il percorso di resilienza che inizierà nei mesi successivi e si
completerà in un tempo più lungo, di anni. Una ragazza che ha seguito il vostro
percorso ha scritto: "Dopo la tempesta spunta sempre il sole. Anzi c'è
sempre dietro i nuvoloni" (Anna Luana)
A distanza
di vari anni dalla diagnosi, molti ricercatori e noi stessi a Monza
abbiamo evidenziato che la maggior parte dei ragazzi guariti ha "una
marcia in più", sono più maturi, hanno una forte motivazione
nell'affrontare la vita. Ogni persona, ogni bambina-o ha un patrimonio di doti
personali che possono trasformarsi in resilienza, tanto più se concorrono
fattori ambientali favorevoli. Tra questi molto importanti sono la vicinanza ed
il sostegno della famiglia, degli amici e dei compagni di scuola se ben
preparati ad una visione positiva. Fondamentale è un atteggiamento
ragionevolmente positivo di tutti gli operatori sanitari: medici, infermiere,
esperti dell'area psicosociale, volontari, etc. La comunicazione aperta,
sincera e calibrata sulle capacità di ascolto del singolo bambino è
fondamentale al fine di consentire la comprensione delle varie
problematiche, aiutando ciascuno a dare un senso alla propria esperienza
Giuseppe
Masera
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