Alcune classi seconde della Scuola media "Elisa Sala" hanno letto dei brani riguardanti la diversità nello sport ed i ragazzi hanno elaborato delle interviste su tale tema, anche se non hanno avuto la possibilità di rivolgere le domande formulate al personaggio sportivo che hanno scelto: si tratta di interviste simulate in cui le risposte sono state scritte dai ragazzi stessi dopo aver effettuato delle ricerche sulla vita e la carriera del personaggio in questione. Buona lettura!
INTERVISTA A BEBE VIO
Nonostante le difficoltà che hai dovuto affrontare, durante il
periodo della malattia, una volta guarita hai continuato a praticare la
scherma. Che cosa ti ha spinta a farlo?
La scherma è
sempre stata la mia passione, fin da quando avevo cinque anni. La meningite non
mi avrebbe mai allontanata da questo bellissimo sport.
In tutto questo i tuoi genitori ti hanno sempre sostenuta?
Assolutamente.
Il loro sostegno è stato fondamentale. Ricordo bene quando, tornata
dall’ospedale, mi faceva male tutto; dissi a mio padre che non avevo più voglia
di vivere ma lui mi fermò dicendo: "la vita è una figata"[1].
Da allora ho stretto i denti, decisa a non arrendermi.
Con la tua grinta hai raggiunto traguardi importanti, come l’oro ai
giochi paralimpici di Rio de Janeiro nel 2016 e due medaglie, sempre d’oro, ai campionati
mondiali nel 2017. Hai lavorato duro per ottenere queste vittorie?
Sì, mi alleno
per molte ore al giorno e spesso torno a casa molto stanca. Ma è un tipo di
stanchezza che mi rende felice, che mi fa capire di aver lavorato bene.
Ormai sei un esempio per molti che, come te, hanno dovuto superare
degli ostacoli a causa di una malattia o di un grave incidente. Che cosa li
consiglieresti di fare?
All’ inizio è
dura ricominciare a vivere una vita normale fuori dalle stanze dell’ospedale
perché sembra che il mondo sia contro di noi ma posso assicurare che non è
così. Non bisogna piangersi troppo addosso ma pensare alle cose belle che la
vita ci riserva.
Ultimamente hai scritto un libro intitolato:ʺSe sembra impossibile
allora si può fare". Cosa ti ha portata a scriverlo?
Volevo
trasmettere a tutti l’ importanza di un sogno da perseguire con il massimo
impegno, che aiuti a superare anche i momenti più difficili.
Com’è stato condurre un programma tutto tuo?
È stato
fantastico, per me è stata un’esperienza completamente nuova che mi ha
arricchita perché mi ha permesso di conoscere, e di far conoscere ai
telespettatori, le esperienze di vita di tante persone, famose e non, che per
un motivo o per l’altro possono essere considerate diverse.
Che cosa pensi della diversità?
La diversità
è uno dei valori a cui tengo di più: ci permette di essere noi stessi, senza
lasciarci condizionare dai canoni di perfezione che la società odierna impone.
Se mi fossi lasciata condizionare, oggi non sarei così felice, ma cercherei di
nascondere le mie cicatrici, che invece sono un simbolo della mia vittoria
nella lotta contro la malattia.
[1]La risposta è tratta dall’ intervista fatta da Fabio Fazio a Bebe Vio nel programma televisivo “ Che tempo che fa” in data 01/10/2018, consultabile online su http://www.raiplay.it
Ilaria M. 2^A
Intervista ad Alex Zanardi
Come hai iniziato la
tua carriera?
Sui go- kart, da
ragazzo. Ero abbastanza bravo e sono riuscito a vincere tre campionati italiani
e ad ottenere un primato europeo. Ho
continuato anche da adulto, in America.
La passione per le corse era già presente nella tua
famiglia?
Sì, mio padre era un
grande appassionato di motori: fin da quando ero piccolo mi ha sempre parlato
dei vari tipi di macchine e delle loro capacità; è stato lui ad introdurmi nel
mondo dei piloti professionisti quindi è stato merito suo se ho avuto successo.
Sei sempre stato soddisfatto delle tue prestazioni
sportive?
Sì, non mi sono mai
lamentato di me stesso e anche oggi, pur non avendo gli arti inferiori, riesco
ad inseguire i miei sogni. Non bisogna mai scoraggiarsi facendosi influenzare
dagli altri.
Il giorno dell’incidente, sulla griglia di partenza,
avevi paura che ti potesse succedere qualcosa?
Sicuramente ero a
conoscenza della macchina che guidavo: non era
molto sicura poiché mi aveva già costretto a ritirarmi più di dieci
volte in diverse gare ma mi fidavo anche dei suoi costruttori e della loro
esperienza. Ero sicuro di me e pensavo che la mia prestazione potesse
migliorare solo confrontandomi con gli altri.
Nel momento dell’impatto come hai affrontato la paura
della morte?
Mi sono sentito
spaesato e inquieto poiché lo scontro fra la mia vettura e quella di Tagliani è
avvenuto in un tempo talmente breve che solo all’arrivo dei soccorsi mi sono
reso conto che non avevo più le gambe e che la mia macchina era stata tagliata
in due parti.
E i tuoi funs, dopo l’accaduto, ti hanno abbandonato o
appoggiato?
Devo ammettere che
sono stati sempre disponibili e di aiuto. Solo recentemente mi è stato inviato
un messaggio sui social che mi denigrava a causa delle mie condizioni di salute
ma io ho risposto con coraggio, trattando l’episodio come un gioco.
Secondo te, è più importante il premio o la vita?
Sicuramente la vita
è molto importante ma bisogna ammettere che per sopravvivere è necessario il
denaro il quale si può ottenere solo grazie a qualcosa che si compie o ad un
servizio che si offre. Penso che i soldi siano un mezzo per vivere ma che non
debbano prendere il sopravvento ed eliminare ciò per cui esistiamo.
Sei sempre stato sicuro di te durante la fase critica
della tua carriera?
Sì, perché ho sempre
pensato che fosse necessario sfruttare al massimo le proprie capacità. Penso di
essere un esempio da seguire soprattutto per i giovani che, in moltissimi casi,
non si rendono conto di distruggere loro stessi fumando o drogandosi.
Perché ti sei orientato nuovamente sulla carriera
sportiva, dopo l’incidente?
Volevo dimostrare
che anche nel momento in cui sembra di aver per perso tutto si può recuperare
se si è capaci di sognare. Non bisogna mai credere di essere dei falliti e
bisogna essere sempre pronti a cogliere le opportunità della vita.
Il proverbio dice:
”Impara l’arte e mettila da parte”.
Pensi che sia giusto togliersi la vita solo perché si
è disabili?
No, poiché ogni
individuo, anche se disabile, ha del potenziale e non deve mai arrendersi[1].
Lorenzo C. classe
2^D
[1] Le
risposte non sono inventate ma tratte dalla biografia di Alex Zanardi pubblicata sul sito: www.biografieonline.com.
consultato in data 15/04/2018.